I trigliceridi e l’ipertrigliceridemia

Cosa sono i trigliceridi

I trigliceridi sono lipidi (quindi grassi) che provengono per la maggior parte dai cibi che mangiamo e in minima parte dal fegato. La loro struttura chimica ricorda la testa di un tridente, con i tre denti costituiti da altrettanti acidi grassi, uniti trasversalmente da una molecola di glicerolo.

La funzione dei trigliceridi

Anche i trigliceridi, come il colesterolo, svolgono un ruolo importantissimo nell’organismo e soltanto il loro eccesso si traduce in una minaccia. Il ruolo dei trigliceridi è infatti quello di accumulare un tipo di energia molto meno “pronta all’uso” rispetto a quella originata dagli zuccheri ma molto più immagazzinabile, vantaggio non trascurabile; per analogia, consideriamo che se ancora non riusciamo ad affrancarci dai combustibili fossili è anche per la loro semplicità di stoccaggio!

Cause dell’ipertrigliceridemia

L’aumento di trigliceridi può avere cause genetiche o cause dovute ad alimentazione e stile di vita non salutari; le prime provocano ipertrigliceridemie più gravi ma, fortunatamente, sono molto meno comuni.

Un’alimentazione non salutare che provoca ipertrigliceridemia è rappresentata da un eccessivo consumo di pane/pasta, cibi ipercalorici (dolci e alimenti grassi) e bevande alcoliche. Lipidi, carboidrati, zuccheri semplici e alcool sono infatti tutti nutrienti che vengono convertiti dal fegato in trigliceridi.

La mancanza di attività fisica non permette di bruciare i grassi che, trasformandosi in trigliceridi che aumentano sempre di più, fino a diventare in eccesso, determinano un accumulo di adipe.

Una menzione a parte merita l’insorgenza di ipertrigliceridemia provocata da altre patologie metaboliche, come il diabete mellito (sia di tipo 2 che di tipo 1), la gotta, la glicogenosi oppure patologie endocrine, come l’ipotiroidismo o l’iperestrogenismo. Anche malattie autoimmunitarie (come il Lupus Eritematoso) oppure neoplastiche (mieloma) si accompagnano a ipertrigliceridemia. Tutte queste patologie, infatti, sono correlate ad un’aumentata formazione oppure a ridotta eliminazione di trigliceridi o ad entrambe le alterazioni.

Infine, l’ipertrigliceridemia può essere causata anche da farmaci come diuretici o β-bloccanti che, come tanti altri, interferiscono con il metabolismo dei trigliceridi.

Conseguenze dell’ipertrigliceridemia

Bisogna prestare attenzione all’andamento del valore della concentrazione dei trigliceridi nel sangue, che in condizioni normali non dovrebbe superare i 150 mg/dl, poiché quando questo valore supera i 200 mg/dl si determina una condizione di ipertrigliceridemia conclamata che è bene tenere sotto controllo.

L’aumento di trigliceridi, molti anni fa, non preoccupava quasi per nulla il medico perché solo aumenti molto cospicui (fortunatamente rari!) esponevano al rischio di pancreatite acuta.  Recentemente, si è invece visto che l’ipertrigliceridemia, anche quando non raggiunge i livelli elevatissimi (>800mg/dl) da pancreatite, rappresenta, analogamente all’ipercolesterolemia, un fattore di rischio indipendente per la vasculopatia aterosclerotica. Quindi, neanche chi ha colesterolemia bassa può abbandonarsi a pasti luculliani o a libagioni da baccanale, che, del resto, sono sempre meno a potersi permettere!

Condividi sui social: