Ipertensione arteriosa, malattia silente: i sintomi, le cause e come tenerla sotto controllo

L’esame medico a cui sarebbe bene sottoporsi più di frequente è senza dubbio la misurazione della pressione, questo perché c’è una condizione, l’ipertensione arteriosa, che è un subdolo nemico della nostra salute, tanto da essere conosciuta anche come il “killer silenzioso”. Malgrado a lungo andare possa comportare danni anche molto gravi -dall’angina pectoris alle malattie cardiovascolari croniche, dall’infarto all’ictus cerebrale- non di rado non dà alcun segno di sé, o si manifesta con sintomi che non sono affatto specifici e possono facilmente essere attribuiti ad altre condizioni.

Cos’è la pressione arteriosa?

Prima di parlare di ipertensione, chiariamo il concetto di pressione: è la forza che il sangue esercita sulle pareti dei vasi sanguigni quando viene pompato dal cuore e dipende dalla quantità di sangue, dalla resistenza delle arterie al flusso del sangue e da una serie di altri fattori. Quando il cuore si contrae e spinge il sangue nelle arterie, si ha la pressione arteriosa più alta, detta sistolica o “massima” mentre quando il cuore si rilassa e aspira il sangue venoso, all’interno delle arterie la pressione diminuisce e si registra una pressione più bassa, detta diastolica o “minima”.

Misurazione della pressione: quali sono i valori normali?

La pressione arteriosa è misurata in millimetri di mercurio (mmHg) con un apparecchio detto sfigmomanometro. I suoi valori oscillano rispettivamente intorno ai 120-140 mmHg per la massima e agli 80-90 mmHg per la minima

Ipertensione arteriosa o pressione alta

L’ipertensione arteriosa è una condizione patologica che si verifica quando i valori della pressione massima e minima sono costantemente più alti dei valori normali: per questo viene chiamata anche pressione alta.

I sintomi

I sintomi più comuni dell’ipertensione arteriosa sono: mal di testa, soprattutto al mattino, vertigini, un senso di stordimento senza cause apparenti, ronzii alle orecchie, alterazioni della vista (visione nera o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), epistassi, ossia piccole perdite di sangue dal naso, anch’esse senza una chiara causa.

Proprio per la mancanza di specificità di questi sintomi -che peraltro possono essere assenti, è bene ribadirlo- molte persone non sanno di essere ipertese.

Le cause

Nella maggior parte dei casi -ben il 95%- non esiste una causa ben precisa dell’ipertensione arteriosa, che proprio per questo viene detta essenziale o primaria, ma è il risultato dell’alterazione dei molteplici meccanismi che concorrono alla regolazione della pressione, che spaziano dal sistema nervoso autonomo fino alle sostanze presenti nel flusso sanguigno che hanno effetto sulla pressione.

Solo in una piccola parte dei casi all’origine di questa condizione vi è qualche malattia, congenita o acquisita (che in genere interessa i reni, i surreni, i vasi sanguigni o il cuore); in questi casi la cura della malattia di base consente di ottenere la normalizzazione dei valori pressori.

Nelle persone anziane l’ipertensione è spesso legata ai processi di invecchiamento dell’organismo, a partire dalla progressiva sclerosi delle arterie, che perdono buona parte della loro elasticità (aumentando la resistenza al flusso di sangue), e può portare a valori di pressione massima anche molto elevati, pur in presenza di una minima che resta bassa. Le forme di ipertensione che riguardano, invece, solamente la minima, ossia in cui la massima resta nella norma, riguardano per lo più persone giovani.

I fattori di rischio

Come detto, il più delle volte non è possibile individuare una causa specifica dell’ipertensione arteriosa, tuttavia esistono molti fattori che possono concorrere allo sviluppo di questo disturbo, alcuni dei quali non possono essere controllati, come l’età e la familiarità, ossia la presenza in famiglia di altre persone che ne soffrono. Ma la maggior parte di essi è più o meno strettamente legata agli stili di vita.

Fra questi va particolarmente segnalato il fumo: la nicotina, oltre a indurre un aumento della frequenza cardiaca, ha un potente effetto vasocostrittore, che si traduce in un aumento della pressione che perdura per circa mezz’ora dopo il fumo di una sigaretta. Col tempo, poi, a questo si aggiungono i danni provocati alle pareti dei vasi arteriosi, che a loro volta predispongono alla formazione di placche aterosclerotiche che riducono il lume dei vasi. Anche un consumo elevato di alcol ha, attraverso vie metaboliche più complesse, un effetto negativo sulla pressione.

Sovrappeso, obesità e diabete sono anch’essi importanti fattori di rischio per l’ipertensione, così come una dieta ricca di cibi troppo salati (attenzione ai cibi pronti, oggi molto diffusi anche nei supermercati!) e povera di potassio (di cui sono ricche, solo per fare un esempio, le banane).

Infine, anche una vita sedentaria può essere associata sia pure solo indirettamente, al disturbo, perché un’attività fisica moderata e costante aiuta da un lato a ridurre i valori della pressione e, dall’altro, favorisce il controllo del peso.

Ma non va dimenticato che anche lo stress, sia fisico sia emotivo, specie se continuativo, può tradursi, in un fattore che porta all’ipertensione. E questo è il motivo per cui la pressione non andrebbe misurata solo quando ci si reca per una visita dal medico, durante la quale è molto facile essere un po’ in tensione, ma anche a casa oppure in farmacia.

Le terapie

Una volta accertato che si soffre di ipertensione, è necessario ricorrere a una terapia adeguata, ricordando che non basta abbassare un poco i valori pressori, ma che per non subire i danni più gravi bisogna normalizzarli, ossia mantenerli costantemente nei limiti della normalità.

Nei casi più lievi è possibile che intervenendo sullo stile di vita ed evitando i fattori di rischio gestibili (astensione dal fumo, dieta povera di sale, attività fisica, controllo del peso, riduzione degli alcolici) si riesca a riportare la pressione a valori corretti, ma in un buon numero di casi bisogna appoggiarsi anche a farmaci.

Le terapie di cui oggi si dispone sono ampie e diversificate, con farmaci che agiscono su meccanismi diversi, dato che sono diversi e molteplici, come abbiamo visto, i fattori che concorrono ai valori della pressione. Proprio per questo la terapia va attentamente personalizzata, e può variare nel tempo.

La terapia si basa in genere su diverse classi di farmaci: gli ACE inibitori, o antagonisti del recettore per l’angiotensina II, che tendono a ridurre la produzione di sostanze che stimolano la vasocostrizione; i calcio antagonisti, che controllano la pressione inducendo una vasodilatazione; i diuretici, che stimolano la riduzione del volume di acqua nell’organismo, e in particolare nel sangue, e del sodio; gli alfa e beta bloccanti, che tendono a regolare i meccanismi del sistema nervoso autonomo che controllano la pressione arteriosa; e, infine, i simpaticolitici ad azione centrale, che agiscono a livello dei meccanismi nervosi cerebrali che regolano la pressione arteriosa.

La diffusione dell’ipertensione

Si tratta di una condizione molto diffusa: secondo le indagini epidemiologiche dell’Istituto Superiore di Sanità, il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è border-line, ossia in una condizione che può facilmente scivolare nell’ipertensione. In particolare, la prevalenza è più elevata nelle regioni del Nord-Est (37%) e del Nord-Ovest (32%), e nelle donne al Sud (34%). In generale, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.

A conferma di quanto detto all’inizio, ben il 27% degli ipertesi neppure sa di esserlo. Ma il dato forse più impressionante è quello relativo alle persone ipertese che non sono sottoposte ad alcun trattamento: rispettivamente il 56% dei maschi e il 40% delle donne nel Nord-Ovest, il 55% e il 40% al Nord-Est, il 47% e il 31% al Centro e il 45% e il 27% al Sud.

In conclusione

Per l’assenza di sintomi facilmente riconoscibili, e data la sua pericolosità per la salute, l’ipertensione arteriosa è definita “killer silenzioso”. Molte persone, non sanno di essere ipertese e per questo è bene sottoporsi regolarmente al controllo della pressione, dal medico, a casa o in farmacia. I valori corretti della pressione arteriosa devono rientrare tra i 120-140 mmHg per la massima e gli 80-90 mmHg per la minima. Se si registrano valori diversi è bene consultare il proprio medico.

L’ipertensione essenziale o primaria, cioè che non dipende da altre patologie, si può prevenire adottando uno stile di vita corretto:

  • non fumare
  • controllare il peso corporeo
  • limitare i cibi salati
  • praticare un’attività fisica moderata e costante
  • evitare lo stress.

L’ipertensione può essere curata con la terapia farmacologica, che oggi offre diverse opportunità. Sarà il medico a stabilire la terapia più indicata in base alla condizione e alle esigenze del paziente.

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