Italiani campioni di assistenza

di Paola Barni

Una malattia, il naturale processo di invecchiamento, ma anche un piccolo incidente: sono tanti gli eventi della vita che possono portare a doverci prendere cura di una persona cara, diventando, di fatto, “caregiver”. Ecco alcuni dati e qualche consiglio per svolgere al meglio questo ruolo

Fatica, tanta. Affetto, pure. In più, senso di responsabilità e il desiderio di assistere i propri familiari nelle migliori condizioni, che spesso implica il permettere loro di vivere nel proprio ambiente, a casa, anche quando non sono più autosufficienti. Insomma, la vita da caregiver può essere realmente pesante e stressante: prendersi cura di un malato è, infatti, un’incombenza importante, che impatta su diversi aspetti della vita.

Ma qualche strumento e consiglio per affrontare al meglio la situazione, per fortuna, c’è. 

I caregiver familiari: essenziali, ma un po’ soli

La maggior parte delle famiglie italiane non vuole prendere in considerazione l’opzione delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), quando si tratta di fare i conti con il decadimento di nonni e genitori. Per assistere un proprio familiare anziano o non autosufficiente, il 58,5% delle famiglie non esita a scartare il ricorso a queste strutture, preferendo l’assunzione di una badante.

Si tratta di alcuni dati emersi dal report “Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le Rsa”, realizzato dal Censis per Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, che nel mese di maggio 2022 ha sottoposto un sondaggio a un campione rappresentativo dei propri associati. Dalle analisi contenute nel rapporto si ricava la rappresentazione di un sistema di welfare ancora zoppicante, al quale non corrisponde un’iniziativa riformatrice tempestiva. Il disegno di legge “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare”, datato agosto 2019, è ancora fermo in Senato.

I consigli utili per vivere tutti meglio

Chi sceglie di svolgere il ruolo di caregiver, come professione o per semplice dimostrazione di affetto, sa che andrà incontro a diverse difficoltà.

Esistono, però, siti utili dai quali prendere spunto per affrontare le giornate con maggiore consapevolezza e dove vengono condivise le esperienze di altri caregiver: un modo per sentirsi meno soli nell’affrontare un compito a volte gravoso e non sempre riconosciuto. Per esempio, Life Effects di Teva (lifeeffects.teva/eu) raccoglie diversi articoli sul tema, con consigli pratici: si può imparare a pianificare e gestire la giornata da caregiver dalla mattina alla sera (con una corretta dose di autoassoluzione, perché nessuno è perfetto e gli errori sono umani) senza farsi sopraffare dall’ansia, ma anche “tips” utili in caso di problemi di salute improvvisi di un proprio familiare o di una persona cara.

Riabilitazione, così fa meno paura

Il percorso di ripresa dopo un attacco cardiaco, per esempio, è uno dei casi più frequenti, anche in Italia, che spinge ad affidarsi a figure esterne per avere supporto. Come specifica una testimonianza di Life Effects, (lifeeffects.teva/eu/articles/5-ways-caregivers-can-help-after-a-heart-attack-1) spesso la persona convalescente dopo un attacco cardiaco è restia a chiedere aiuto. Eppure, sono tante le situazioni in cui avrebbe bisogno di supporto, anche al di là degli aspetti prettamente medici. I caregiver possono essere familiari o conoscenti e spesso sono determinanti nel recupero. Sono, infatti, loro che, almeno per un periodo di tempo, prendono in mano le redini della vita di coloro che assistono, per “rimetterla in sesto”, ovviamente seguendo le indicazioni del medico. Poi, si va avanti con nuove consapevolezze e magari migliori abitudini. Dalla semplice compagnia durante la giornata alla preparazione dei pasti, dall’accompagnamento alle visite, fino al supporto emotivo per infondere un po' di ottimismo in chi, magari, fatica a trovare la motivazione per affrontare il difficile percorso riabilitativo. Sono tutti modi per far sentire la propria vicinanza ma anche fornire un aiuto concreto.

Supporto anche “a tempo”

Non è sempre necessario essere degli esperti per aiutare un amico o un parente in difficoltà. Spesso quello del caregiver è un ruolo “a tempo”: basta la gamba ingessata di un figlio o la riabilitazione dopo un incidente di un genitore per trasformare chi è vicino in un assistente. Sebbene non professionale, questo supporto può rivelarsi preziosissimo, anche per una rapida guarigione.

Il sito di Life Effects di Teva per esempio, illustra i 5 servizi fondamentali che un caregiver, anche improvvisato, può garantire a una persona con problemi di salute:

  • Organizzazione e preparazione dei pasti
  • Compagnia positiva per contrastare l’insorgenza della depressione
  • Accompagnamento a visite e incontri con i medici e i terapisti
  • Supporto morale
  • Incoraggiamento nell’intraprendere uno stile di vita più salutare.

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