Monica Boggioni: passione e dedizione, per superare ogni limite

di Ilaria Sicchirollo

Gli allenamenti, le medaglie, la laurea e l’arruolamento nella Polizia di Stato: sono tanti i traguardi conquistati da quest’atleta che ha compiuto un percorso straordinario di realizzazione personale e professionale.

Tre bronzi alle Paralimpiadi di Tokyo, un oro, quattro argenti e tre bronzi ai mondiali di Funchal, e tre ori ai Mondiali di Manchester che le valgono un posto alle prossime Paralimpiadi: Monica Boggioni ha in tasca una laurea in Biotecnologie mediche e farmaceutiche e il tesseramento militare con le Fiamme Oro della Polizia di Stato. Ed è la punta di diamante di Pavia Nuoto, associazione che ha dato vita, con il supporto di Teva Italia, al progetto “Nuota con noi”, che dà la possibilità ad atleti con disabilità di praticare il nuoto a livello agonistico e partecipare a competizioni con atleti con le stesse abilità motorie.

Monica, come è arrivata al nuoto e poi al livello agonistico?

Mi sono avvicinata al nuoto per motivi medici fin da piccolissima. A causa della mia patologia motoria i medici hanno consigliato ai miei genitori di farmi fare attività in acqua. Così ho cominciato a seguire i corsi della Asl nella piscina comunale di Pavia. Il nuoto mi piaceva, e non volevo che fosse soltanto una terapia, ma che diventasse il mio sport: la svolta è arrivata nel 2013, quando ho conosciuto il progetto “Nuota con noi” nato con l’obiettivo di creare una sezione paralimpica per atleti con disabilità fisica e visiva nel territorio di Pavia e provincia. All’inizio eravamo in 2 (io e Giulia Bellingeri) e ora siamo una squadra di 10/12 atleti. Il mio percorso agonistico è iniziato con le prime gare regionali, poi nazionali. Nel 2017 mi sono qualificata per i mondiali a Città del Messico, dove ho vinto le prime medaglie; nel 2020 ho partecipato alle Paralimpiadi a Tokyo e adesso sono appena tornata da Manchester, mondiale qualificante per le Paralimpiadi del 2024.

È una donna da medagliere. Quali i segreti del suo successo?

Sicuramente la passione per quello che faccio e la voglia di fare bene, non accontentarsi mai e non sentirsi mai arrivati. Ogni traguardo deve essere il punto di partenza per una nuova sfida: è questo il senso dello sport, al di là della medaglia e del risultato. È poi fondamentale avere un team di persone che credono in te e lavorano per lo stesso obiettivo, a partire dalla società e da uno sponsor come Teva Italia, che permette a una piccola città come Pavia di competere a livello internazionale. E poi, l’allenatore, la famiglia: il successo è come un puzzle fatto di tanti pezzi, ciascuno fondamentale.

Lo sport è sfida e competizione, ma anche inclusione. Quale messaggio vuole dare ai giovani che desiderano mettersi in gioco con una disciplina sportiva, ma sono frenati dai loro limiti?

Penso che lo sport sia lo strumento migliore per abbattere tante barriere, al di là del risultato. Ti insegna a porti un obiettivo e a capire che è necessario faticare per raggiungerlo (Monica si allena 11 volte a settimana, ndr), che le cose non si ottengono così facilmente come siamo abituati a pensare, soprattutto nella mia generazione, dove si vuole avere tutto e subito. Nello sport servono dedizione, disciplina, pazienza. Anche con una disabilità, attraverso lo sport si può vivere la propria vita con normalità, una normalità in cui sono incluse tutte le diversità. Proprio perché alla fine la disabilità è solamente una “diversa abilità”: non è un limite, ma un insieme di risorse e di potenziali abilità, che lo sport può valorizzare.

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