Il diabete insipido: cos’è e come si riconosce

Una donna si fa aiutare con la misurazione della glicemia
Allen Chen

Di fronte al termine “diabete”, la maggior parte delle persone pensa immediatamente allo zucchero nel sangue e agli squilibri dell’insulina, elementi centrali nella forma più conosciuta della malattia. Ma esiste un altro tipo di diabete, meno noto ma altrettanto importante: il diabete insipido.

A differenza del diabete mellito, qui la glicemia non c’entra: il problema riguarda invece l’equilibrio dei liquidi nel corpo.

Le due malattie condividono un sintomo comune - l’eccessiva diuresi - ma dovuto a meccanismi completamente diversi.

Cos’è il diabete insipido

Il diabete insipido è una rara malattia metabolica in cui i reni non riescono a trattenere l’acqua come dovrebbero. Il risultato è una perdita eccessiva di liquidi attraverso le urine, accompagnata da un bisogno costante di bere. Nonostante il nome, questo disturbo non ha alcun legame con la produzione di insulina né con i livelli di zucchero nel sangue. Il diabete insipido fa riferimento all’aspetto delle urine, che appaiono chiare e diluite, in contrasto con quelle più concentrate tipiche del diabete mellito (dal latino mellitus, cioè “dolce come il miele”).

Quali sono i sintomi

Il sintomo più caratteristico della malattia è una sete intensa e persistente (polidipsia), accompagnata da una produzione abbondante di urine (poliuria).

Chi ne è affetto può arrivare a bere anche 10 litri di acqua al giorno, con la conseguente necessità di urinare frequentemente, anche durante la notte. Una condizione che può risultare invalidante, soprattutto se non viene riconosciuta e trattata.

La disidratazione è un aspetto molto serio della malattia: si manifesta con secchezza e perdita di elasticità della pelle, aridità delle mucose e della lingua, ma anche - nei casi più gravi - con ipotensione, tachicardia e confusione mentale.

Altri sintomi del diabete insipido possono includere affaticamento, crampi muscolari, perdita di peso, irritabilità e disturbi del sonno, soprattutto nei bambini.

Le tipologie di diabete insipido: centrale e nefrogenico

Esistono due forme principali di diabete insipido:

  • Centrale, causato da una produzione ridotta o assente di vasopressina (nota anche come ormone antidiuretico o Adh), prodotta dall’ipotalamo. Le cause possono essere congenite (come malattie genetiche rare) oppure acquisite, per esempio traumi cranici, interventi chirurgici, tumori cerebrali o malattie infettive e degenerative che colpiscono l’ipotalamo o la neuroipofisi.
  • Nefrogenico (o renale), dovuto a una ridotta sensibilità dei reni all’azione dell’Adh. Può dipendere da mutazioni genetiche, malattie renali croniche, ipopotassiemia (carenza di potassio), ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue) o dall’uso prolungato di farmaci come litio e alcuni diuretici.

Come si cura il diabete insipido

Una volta diagnosticato, il diabete insipido può essere gestito con efficacia, consentendo a chi ne è affetto di condurre una vita del tutto normale.

Fondamentale è l’assunzione regolare dei farmaci prescritti e l’adozione di strategie per prevenire la disidratazione, per esempio evitando sforzi fisici intensi e l’esposizione al caldo.
Nel diabete insipido centrale, il trattamento si basa sulla desmopressina, un farmaco che imita l’azione della vasopressina. Nel diabete insipido nefrogenico, poiché il rene non risponde correttamente all’Adh, si ricorre a diuretici cosiddetti “paradossali”, che aiutano a ridurre la diuresi trattenendo sodio e acqua.

L’importanza della diagnosi precoce

Il diabete insipido è raro, ma non deve essere sottovalutato. Può insorgere all’improvviso e a qualunque età: una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo consentono di convivere con la malattia senza particolari rinunce.

Se notate una sete insaziabile o una produzione di urina fuori dal comune, parlatene con il vostro medico. Anche ciò che sembra solo “acqua” può raccontare molto sulla nostra salute.

Come si diagnostica il diabete insipido

La diagnosi del diabete insipido si basa su una combinazione di analisi di laboratorio e osservazione clinica. Si parte solitamente da un esame delle urine per valutarne la concentrazione, seguito da esami del sangue per verificare i livelli di elettroliti e la funzionalità renale.

Un test fondamentale è quello da privazione d’acqua, che si esegue in ospedale sotto stretto controllo medico. Serve a valutare la capacità dell’organismo di concentrare le urine in assenza di liquidi. Successivamente, si somministra una dose di vasopressina per osservare la risposta del corpo.