Obesità, allarme già dall’infanzia

di Ilaria Sicchirollo

Sovrappeso e obesità sono in aumento, soprattutto tra i più piccoli. Ma sviluppare questa condizione in giovane età può portare problemi in età adulta. Ecco perché è fondamentale la prevenzione, con uno stile di vita attivo e una sana alimentazione, fin dallo svezzamento

Sono oltre 23 milioni gli italiani adulti con eccesso di peso, pari al 46,2% della popolazione della popolazione (dati Istat 2021). Di questi, oltre 17 milioni sono in sovrappeso (34,2%) e quasi 6 milioni (12%) in condizione di obesità. Sovrappeso e obesità riguardano sia gli uomini sia le donne, con una leggera prevalenza maschile in età adulta (12,9% uomini e 11% donne), che diventa più marcata quando si tratta di bambini e adolescenti dai 3 ai 17 anni (29,2% maschi e 23,2% femmine).

L’obesità è stata riconosciuta come malattia cronica nel 2019 dopo un lungo iter legislativo: un traguardo importante, perché, grazie al suo riconoscimento, questa patologia può essere curata in modo adeguato, e i pazienti possono ottenere un accesso alle terapie più agevole. Tuttavia, dopo questo primo riconoscimento formale, molto c’è ancora da fare in termini di applicazione pratica e di effettiva realizzazione di percorsi terapeutici dedicati all’obesità.

Del resto attorno al tema c’è ancora una scarsa conoscenza, spesso frutto di pregiudizi: viene da molti considerata responsabilità di chi ne soffre, per via di uno stile di vita sbagliato e pigro, di scarsa autodisciplina e di poca motivazione a guarire. Convinzioni superficiali che possono portare a un vero e proprio stigma verso le persone con obesità, che ne vivono le conseguenze nella vita scolastica, lavorativa e sociale.

L’obesità è, invece, una patologia complessa, scatenata da molteplici cause e, proprio per la sua complessità, richiede cure specifiche e adeguate. Ed è anche una seria emergenza sanitaria, perché considerata l’anticamera di altre gravi patologie, come malattie dell’apparato cardiovascolare, digerente, respiratorio e delle articolazioni. È anche una delle principali cause del diabete di tipo 2, di cardiopatie ischemiche e di alcuni tumori.

La prevenzione parte dalle prime pappe

Per questo la comunità scientifica si sta sempre più concentrando sulla prevenzione, che deve cominciare fin da piccoli: secondo la Fimp (Federazione italiana medici pediatri) l’80% dei bambini con obesità rimane tale anche da adulto. Quello del sovrappeso e dell’obesità tra bambini e adolescenti è un problema in crescita, complici uno stile di vita sempre più sedentario e un’alimentazione sregolata, ma anche la scarsa consapevolezza della situazione da parte delle famiglie. Secondo il report di “Okkio alla Salute” (sistema di sorveglianza su sovrappeso e obesità nei bambini delle scuole primarie, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con le Regioni e con i Ministeri della Salute e dell’Istruzione), il 40,3% dei bambini in sovrappeso è percepito dalle proprie madri come normopeso, il 59,1% delle madri di bambini poco attivi ritiene che il proprio figlio faccia attività fisica adeguata e il 69,9% delle madri di bambini in sovrappeso pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva.

Ma quando si può cominciare a fare qualcosa per prevenire il rischio di sovrappeso e di obesità? La risposta è: il prima possibile. Se nell’Ottocento il filosofo tedesco Feuerbach sosteneva che “siamo quello che mangiamo” per indicare l’importanza delle nostre abitudini alimentari, oggi potremmo aggiungere un’ulteriore precisazione, e cioè che siamo ciò di cui ci siamo nutriti durante lo svezzamento. La cosiddetta “alimentazione complementare”, cioè quella che viene gradualmente introdotta dopo i primi mesi di allattamento esclusivo al seno, influisce in modo determinante sulla condizione di salute futura e sulla prevenzione delle cosiddette malattie croniche non trasmissibili, quali, appunto, l’obesità.

Purtroppo la fase cruciale dello svezzamento non viene sempre gestita nel modo più corretto, per via di scarsa informazione, del poco tempo a disposizione (la madre si vede spesso costretta a smettere di allattare in modo esclusivo per il rientro al lavoro dopo il congedo di maternità) e scelte poco salutari a tavola.

La prevenzione di sovrappeso e obesità non può fare a meno, quindi, di una maggiore cultura dell’alimentazione che passi anche attraverso la formazione delle donne in gravidanza e la sensibilizzazione nelle scuole sull’importanza della dieta e dell’attività fisica come indispensabili strumenti di salute.

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