Quando il troppo…stroppia: il perfezionismo tossico

di Paola Barni

Nessuno è perfetto, ma a volte ce ne dimentichiamo, imponendo a noi stessi di arrivare ovunque e di fare tutto nel migliore dei modi.  Questa continua ricerca della perfezione, però, può essere nociva: a volte è meglio “lasciar andare”, rinunciando a qualcosa

Perfino Marie Kondo, la guru dell’ordine in casa e nella propria vita, ha gettato la spugna. L’esperta di economia domestica ha confessato all’inizio del 2023 che con l’arrivo del terzo figlio il suo appartamento è disordinato. La morale di questo piccolo aneddoto è una sola: il perfezionismo a tutti costi è un obiettivo irraggiungibile anche per i più motivati e organizzati. E per fortuna: perché un eccesso di precisione può rivelarsi tossico. Se è vero che una certa dose di perfezionismo può aiutare a raggiungere i propri scopi, è altrettanto vero che tenere tutto sotto controllo è non solo impossibile, ma malsano.

Lo conferma un recente studio condotto dalle università britanniche di Bath e della York St. John. La ricerca, durata oltre 20 anni, ha coinvolto nel tempo più di 40.000 studenti universitari. Cosa si è scoperto? Che il livello di perfezionismo è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni e a farne le spese sono soprattutto i giovani che sono sottoposti ad aspettative troppo elevate e richieste di performance troppo alte. I modelli imperanti sono irreali: dall’aspetto fisico proposto dai social alle pressioni a scuola o sul posto di lavoro, fino alla figura della mamma perfetta disegnata in tv e sui media. Il risultato? Il pericolo burnout, con tutto il corollario di disturbi d’ansia e stati depressivi e il conseguente impatto sulla società.

Come essere meno “perfetti”?

“Il meglio è nemico del bene” ha scritto Voltaire. Per liberarsi da un eccesso di perfezionismo bisogna giocare di sottrazione e accettazione, mettendo in conto anche un possibile fallimento. D’altronde, la mania del controllo nasce da una percezione errata: che la perfezione sia possibile in ciò che diciamo, facciamo e pensiamo.

Tale credo, invece, non solo non conduce al raggiungimento di obiettivi realistici, ma si trasforma in una relazione ipercritica con se stessi. La cura per il perfezionismo? Abbandonare la severità verso se stessi e gli altri, per vivere una vita più sana e felice. E, a sorpresa, anche più ricca di successi.

Quattro consigli per superare il perfezionismo eccessivo

Se si ha una tendenza al perfezionismo, ci sono quattro facili “pensieri guida” per ritornare...con “i piedi per terra”.

  1. Siamo umani, per fortuna

La perfezione è impossibile. Sbagliare non piace a nessuno, ma assumersi la responsabilità dei propri errori, correggerli e andare avanti è il modo più sano di vivere. La continua autocritica, invece, è malsana e controproducente.

  1. Un fallimento non ci definisce

Il fallimento è inevitabile, proprio perché non è possibile tenere sotto controllo ogni aspetto della vita, ma questa esperienza può essere vissuta come un’opportunità di apprendimento e di crescita personale. Sbagliando si impara!

  1. Adesso basta: è ora di divertirsi

Mettere dei “paletti” al proprio tour de force è importantissimo. Bisogna trovare del tempo per dedicarsi ad attività piacevoli: uscire con gli amici, fare una passeggiata, leggere un libro.

  1. Ognuno è diverso dall’altro

Se i propri standard sono elevati, non ci si può aspettare che gli altri li seguano in maniera identica. Questo continuo confronto è inutile, antipatico e poco produttivo. Ognuno ha il proprio modo di fare le cose, e non è detto che una strada sia migliore dell’altra. È soltanto diversa.

Condividi sui social: